Itinerari nella natura

Percorso Vione- Premia - Canè

Caratteristiche del percorso: mulattiere acciottolate e facili sentieri segnalati (segnavia CAI n. 66, 3 e 65) tra boschi e prati, alla scoperta di due antichi nobili paesi e delle rustiche architetture degli alpeggi posti sul versante solatio dell'alta valle.

  • Difficoltà: facile (T)
  • Periodo consigliato: maggio - ottobre
  • Tempo: 3 ore
  • Dislivello: 430 m
  • Attrezzatura e vestiario: da media montagna
  • Parcheggio: poco prima di Temù si devia a sinistra per Vione. Si sale con la strada principale sino alle ultime case del paese e si parcheggia in un limitato piazzale alla partenza della mulattiera segnalata.
Descrizione: nei pressi di un quadrivio, nella parte più alta settentrionale di Vione, caratteristico nucleo abitato posto su di uno splendido terrazzo panoramico, si infila la ripida mulattiera segnalata (frecce segnaletiche C.A.I., sentiero n. 66) sulla sinistra.
Salendo tra prati e campi terrazzati, con splendida cista sui monti camuni e in particolar modo sul dirimpettaio gruppo dell'Adamello, si raggiunge in circa 15 minuti, un bivio sovrastato da un crocifisso in legno. Qui si trascura la mulattiera sulla sinistra per proseguire con percorso segnalato sulla destra. Con pendenza ora più modesta si sale sino ad un nuovo bivio mantenendo anche qui la stradicciola a destra, giungendo poco dopo alle belle baite Gabriela, dalla interessante struttura e realizzate parte in legno e parte in pietra locale. Si entra poi nella magnifica Conca Premia (30 minuti), ove un esteso alpeggio, quasi un piccolo villaggio di numerose caratteristiche baite, si adagia fra i vasti prati dalle variopinte fioriture, costellati da giganteschi esemplari di salice e frassino, circondati da fitti boschi di larice.
Si passa in mezzo al pregevole insediamento potendone così apprezzare i particolari e giunti ad un crocicchio con crocifisso, si abbandona il segnavia n. 66 per imboccare la mulattiera a destra, anch'essa con i segnavia biancorossi del C.A.I., ma contrassegnata col n. 3. Salendo nei prati, con panorama via via più ampio e spettacolare, si entra nel bosco e poco dopo si incontra un'altra mulattiera. Proseguendo a destra si raggiungono le belle baite di Salina (1665m.) e continuando in piano con il sentiero n. 3 (trascurare gli altri segnali in salita e discesa) si aggira la dorsale del monte e si entra nell'incantevole Val di Canè, una della più belle vallate del Parco nazionale dello Stelvio. Prima di spostarsi sull'altro versante si attraversano altri due pittoreschi agglomerati di baite: Suncanè e Cascine del Ponte (ore 1.45).
Passato il ponticello sul tumultuoso e limpido torrente Fumeclo, si risale brevemente sino ad incontrare una carrareccia sterrata (con segnavia C.A.I. n. 65), che si segue in discesa fino ad un parcheggio con area da picnic. Appena sotto, si può scorgere un vecchio mulino da poco restaurato.
Continuando con la stradina semi pianeggiante si raggiunge Canè (1392 m. - ore 2.15) piccola frazione di Vione, posta in soleggiatissima posizione, a picco sull'alta Vallecamonica, prorpio di fronte all'Adamello. Percorse con attenzione le sue suggestive stradicciole, circondate da antiche case e costellate da numerose fontane, si scende per un breve tratto di strada asfaltata.
Fortunatamente lo splendido panorama compensa la sgradevole sensazione di essere rientrati nella "civiltà moderna", data dall'asfalto e qualche automobile. Al primo tornante, sopra una chiesetta, si esce dalla strada e si segue il vecchio tracciato che funge da scorciatoia. Rientrati sulla carrozzabile, in pochi minuti si raggiunge il punto di partenza a Vione.
Ma prima di riprendere l'auto è senz'altro consigliabile girovagare tra le sue viuzze e i suoi vicoli per scoprire gli angoli più suggestivi, visitare la chiesa parrocchiale che conserva importanti esempi di scultura lignea camuna e il piccolo ma assai interessante museo della civiltà "l Zuf" posto nell'edificio delle scuole elementari (informazioni sull'apertura al municipio tel. 0364/94131 o 906154).

Percorso Val di Canè

Caratteristiche del percorso: percorso molto vario, inizialmente su comode mulattiere di fondovalle, quindi sul sentiero nel pascolo e infine terreno impervio, ghiaioni e nevaio.
Interessi: notevole varietà paesaggistica e ambientale (dalla fascia dei boschi e prati di fondovalle fino a quella nivale). Ricca fauna (marmotte, camosci, stambecchi, pernici, aquile). Vastissimo panorama dalla cima. 

  • Difficoltà: elementare il primo tratto, quindi agevole sino al laghetto ed infine impegnativo su terreno non segnalato e nevai. Complessivamente richiede buon allenamento (E.E.). 
  • Periodo consigliato: giugno - fine ottobre (spettacolare in autunno e all'inizio di luglio per le abbondanti fioriture). 
  • Tempi: Canè - Laghetto di Vuarzarol - ore 3.30. Laghetto di Vuarzarol - Cima di Monticello - ore 1.30. Totale ore 5. 
  • Dislivello: m 1063 ai laghetti - m 1640 alla cima Monticello 
  • Attrezzatura e vestiario: da media montagna sino al laghetto, oltre da alta quota. Per la cima utili ramponi e picozza solo in caso di particolari condizioni della neve. Consigliabili le ghette. Segnaletica: sv. 65 CAI 
  • Parcheggio: a Canè nel posteggio predisposto all'imbocco della valle vicino al ponte del torrente Fumeclo. 

Descrizione tappe: 
  1. Da Canè al laghetto: lasciata l'auto a Canè, assai caratteristica frazione di Vione posta su un magnifico terrazzo panoramico sopra Temù, si oltrepassa il paese con una stradicciola sulla destra e ci si porta nella valle dove, appena oltre il tumultuoso torrente, si parcheggia in un'area appositamente predisposta (1520 m.). Continuando a piedi seguendo la segnaletica sull'ampia mulattiera, si esce dalla valle e passato il piccolo bosco di larici ci si porta su alcuini prati con cascine (spendido panorama sul gruppo dell'Adamello). Dopo una decisa curva, si rientra nella valle in direzione nord sempre con la mulattiera, si attraversano grandi prati con copiose fioriture, specialmente ad inizio estate. In un paesaggio alpestre di grande suggestione, costellato da belle e tipiche cascine, immerse in prati incorniciati da fitti boschi, si raggiunge il confine del Parco Nazionale dello Stelvio incrociando una strada che sale da sinistra ed il sentiero n. 3 (1670 m - ore 0.30). Continuando in direzione della testata della valle con bella vista delle cime del Bles, Mattaciul, Coleazzo e delle loro imponenti candide bancate di marmo e costeggiando il tumultuoso torrente Fumeclo si perviene a Cortebona (1766 m.). Superata la sbarra si raggiunge in pochi minuti la palazzina-rifugio del Parco Nazionale dello Stelvio (1800 m - ore 1), informarsi per l'utilizzazione presso l'ufficio Parco di Vezza d'Oglio).
    Passato un ponticello ci si porta sull'altro versante della valle, ove il lariceto si fa via via più rado e abbondano invece i cespugli di rododendro. Lasciata quindi sulla sinistra la mulattiera che sale alle cava di marmo abbandonate (che meriterebbero comunque una visita per la ricchezza della flora dei suoi calcarei, così rara in questi monti), si continua fra i cespugli, entrando ormai nei pascoli della testata della valle. Sulle pendici delle cime vicine, risiedono abitualmente branchi di camosci e alcuni più rari stambecchi, mentre non lontano nidificano l'aquila reale ed il gracchio alpino. Si attraversa di nuovo il bel torrente su un ponticello (1977 m - ore 1.30) riportandosi sul versante sinistro della valle (alle spalle bel panorama sulle spettacolari pareti nord del Salimmo, della Calotta e dell'Adamello) che si risale ora più rapidamente, tra cespugli di rododendro ed ontano, fino alle semidiroccate cascine di Valzaroten (2208 m - ore 2.30) i cui pascoli sono abitati da numerose marmotte. Sempre con sentiero segnalato si continua a risalire la testata della valle ora in direzione nord-ovest. Superato un ruscello, il percorso si fa più scosceso e con alcuni tornanti nel pascolo sassoso e sfasciumi, si raggiunge un panoramico dosso roccioso. Superatolo, con una breve discesa, si perviene al sorprendente laghetto di Val Canè o, secondo l'antico nome, di Vuarzarol (2583 m - ore 3.30) che assieme a numerose verdissime vallette nivali ravivva la grigia conca glaciale ed i vasti ghiaioni. Qui terminerebbe il segnavia 65, ma con percorso recentemente segnalato dalle guardie del Parco (prenderà il numero 65B) è possibile proseguire oltre il lago in direzione nord-ovest fino ad un passo sulla cresta che scende dalle cime di Pietra Rossa e da qui calare ripidamente in Val Grande (a Plaz dell'Asen 2047 m - ore 1.30) con alcuni tratti iniziali un poco impegnativi.
  2. Dal laghetto alla Vetta: volendo proseguire ulteriormente, il nostro itinerario continua invece verso destra a nord-est del laghetto, per conquistare la ghiacciaia Cima di Monticello. Il percorso, da considerarsi impegnativo per un'escursionista medio, non è obbligato (ma ne è prevista presto la segnalazione con il segnavia 65A) e può essere scelto a seconda delle condizioni dell'innevamento. Ad esempio si può risalire la cresta che scende al lago o quella più lunga che collega la Cima Monticello con le cime di Pietra Rossa. E' anche possibile rimontare, se ancora non troppo innevato, il fondo del vallone che inizia dopo il ghiaione, appena sopra il lago a destra. Questa alternativa è consigliabile per la discesa. Comunque si scelga non mancheranno di allietare il sassoso percorso diverse specie della splendida flora di alta quota. Non sarà inoltre difficile avvistare qualche camoscio o stambecco. Man mano che si sale il panorama si fa sempre più ampio divenendo davvero superbo e vastissimo una volta raggiunto la calotta glaciale (unico nevaio perenne in tutto l'Ortles-Cevadale bresciano!) che ricopre Cima Monticello (3161 m - ore 5).

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
14 giugno 2021